NARCISO — STRATAGEMMI / 14.7.2022
Attraversare il paesaggio con un passo lento è il primo modo per conoscerlo,
misurarlo e farlo proprio. Non sono pochi gli artisti e le compagnie che, negli ultimi
anni, hanno recuperato e risemantizzato l’esperienza del flâneur.
Niente di cui stupirsi, dopo tutto: nei momenti di crisi, il teatro è spesso uscito dalla
sua “scatola nera” per cercare un contatto diretto con i luoghi della vita, e in
particolare con lo spazio non colonizzato dagli insediamenti urbani. In
quest’orizzonte si è collocato anche Teatro Periferico che da anni,
instancabilmente, lavora per sedimentare il legame con il territorio nel quale lavora.
Narciso, uno spettacolo itinerante nella natura con cuffia, si colloca dunque in una
tradizione vivace, e ne assorbe le istanze più autentiche.
Lo spettatore, immerso nei paesaggi boschivi della Vallalta, è invitato a perdere,
camminando, le abituali percezioni del quotidiano. Ma se un metro di misurazione
richiesto è il passo, l’altro è, inequivocabilmente, lo sguardo sul paesaggio. Come
sostiene il geografo Franco Farinelli, il “paesaggio” ha luogo solo se sussistono tre
condizioni: un territorio da guardare, un soggetto che guarda e un punto di vista
che dia il massimo di orizzonte.
Lo sguardo e il passo, strumenti elementari di conoscenza e appropriazione del
paesaggio, sono dunque i primi elementi della drammaturgia spaziale curata da
Teatro Periferico. Lo spettatore, come fosse artefice di una ripresa cinematografica
in campo lungo, è portato a passare dalla molteplicità e la larghezza dei piani a
singoli elementi, presenze evanescenti che si manifestano nel paesaggio: corpi di
attori, luci, imprevisti oggetti scenici. Lo sguardo si accende, in un montaggio tutto
personale, e apprende una diversa sensibilità sugli spazi, come se lo spettacolo
lasciasse la propria scrittura aperta all’immaginario di chi partecipa al percorso.
L’azione del camminare si scopre dispositivo estetico, in grado di modificare il
paesaggio e di risemantizzarne gli elementi fondanti. Le variabili che
contraddistinguono la percezione dello spazio ― il clima, i suoni, i colori della luce
― amplificano l’essenziale irriproducibilità del teatro, gettando prospettive inedite al
di sopra di un paesaggio e nella coscienza dei partecipanti.

