MOMBELLO — PAC / 26.9.2013
La settecentesca Villa Crivelli Pusterla, sede dell’ex manicomio di Mombello e oggi
scuola di agraria, è stata quartier generale – niente meno – di Napoleone
Bonaparte. Che ironia: lo stereotipo del matto che si crede Napoleone… eppure qui
può darsi si sentisse la sua presenza passata, chissà.
100.000 pazienti in 130 anni. La struttura psichiatrica nei pressi di Limbiate, tra le
più grandi d’Europa, ha “contenuto” vite, malattie, storie, drammi, risate, follie ma
soprattutto persone. Persone con voci e corpi, che la regista Paola Manfredi e i
suoi attori hanno voluto rendere teatro.
Il pubblico è seduto su un’unica fila lungo la parete di un corridoio e guarda le porte
davanti, porte chiuse di stanze che furono contenzione, furono luogo di illusa
protezione e di presunta cura. Ora si fa buio, buio denso, si sente la voce di una
donna “dov’è il reparto?”, e poi le voci degli infermieri e lo sbattere di porte, la prima
porzione dello spettacolo Voci da dentro il manicomio è fatta tutta di suoni (curati da
Luca De Marinis), lo spettatore è immerso in un’oscurità che fa subito pensare ad
un mondo chiuso, costituito da poche cose, tutte follemente amplificate. La luce
fioca di alcune spoglie lampadine (disegno luci di Andrea Violato) illumina il
graduale comparire di una galleria di pazienti, non c’è distanza, sono a pochi
centimetri da noi, forse sono noi, perché se avessimo vissuto per anni con loro non
sapremmo più così bene cosa ci distingue. Li vediamo agitarsi, imbambolarsi
davanti alle telenovelas, cercare di fregare l’infermiere facendo sparire la pillola.
Scampoli di giornate scandite da “soldi sigarette Serenase”. Qualche moneta per
comprarsi qualcosa al bar, il desiderio di fumare come unico segno di libera scelta
e la somministrazione del miracoloso farmaco, che tutto calma, che tutto offusca.
La giusta scelta registica di Paola Manfredi non impietosisce, non è didascalica,
non vuole spiegare. Lo spettacolo mostra un estratto documentaristico della vita in
manicomio, un attento lavoro di rielaborazione dei materiali raccolti durante la
ricerca su Mombello ha prodotto un testo asciutto, non narrativo, ironico quanto
basta, che Dario Villa e Loredana Troschel hanno costruito come lo svolgersi di una
pellicola cinematografica, i metri del corridoio-scena sono metri di vite, fotogrammi
paralleli che compongono una sequenza umana. Gli attori hanno ascoltato i
racconti dei pazienti, dei medici, degli infermieri di Mombello, e si sono sovrapposti
a queste figure con la trasparenza del vero, quasi annullando il filtro della
recitazione.
Teatro Periferico, residenza di Cassano Valcuvia, ha saputo trovare una chiave
equilibrata e forte per aprire le porte del manicomio, per parlare di una malattia che
ottunde la ragione e per questo fa ancora paura.
100.000 pazienti sono una folla, folle, che è giusto ricordare.
Interpreti: Giorgio branca, Elisa Canfora, Antonello Cassinotti, Alessandro Luraghi,
Laura Montanari, Raffaella Natali, Loredana Troschel, Lilli Valcepina, Dario Villa.

