LA PAZZIA DI AMARE LA CULTURA — LOMBARDIA OGGI / 29.11.2015
15 domande a... Paola Manfredi
Paola Manfredi, 59 anni, segno zodiacale Scorpione, sposata e mamma di un figlio di ventun anni,
abita a Cuveglio. Ha studiato scienze sociali ed Regista teatrale. Paola Manfredi deve la sua
formazione a César Brie e a Danio Manfredini. Nel 2008 fonda la compagnia Teatro Periferico,
nella quale riunisce diversi attori che hanno studiato con lei. Nel 2009 la compagnia vince il bando
Etre di Fondazione Cariplo e stabilisce la sua residenza nel teatrino liberty di Cassano Valcuvia.
Da oltre trent’anni Paola si occupa di teatro-educazione e conduce laboratori nelle scuole di ogni
ordine e grado. L’ultimo progetto di cui si è occupata è stato «Case matte», un viaggio attraverso
otto ex-strutture manicomiali italiane (Mombello, Genova, Reggio Emilia, L’Aquila, Aversa, Roma,
Volterra e Firenze) nelle quali è stato rappresentato lo spettacolo «Mombello. Voci da dentro il
manicomio» di cui ha curato la regia. Il viaggio ha avuto lo scopo di mantenere viva la memoria di
quanti passarono rinchiusi la loro esistenza nelle case di internamento e, allo stesso tempo, dar
vita ad un dialogo con le città per riconsegnare questi spazi in forme di uso partecipato. Per
questo sono stati coinvolti gruppi e associazioni impegnati nel recupero della memoria degli
internati nei manicomi. Il 30 novembre al Piccolo Teatro di Milano, durante la consegna dei premi
Ubu, «Case Matte» riceve il premio di Rete critica.
Con Teatro Periferico, la compagnia da lei fondata che ha sede a Cassano Valcuvia, la regista ha
girato l’Italia con il progetto «Case matte», per ascoltare e raccontare le storie degli ex manicomi.
Il suo carattere in un aggettivo.
Tenace e appassionata. Sono due, ma non saprei quale scegliere.
Cosa cambierebbe del suo aspetto?
Nulla. Sono sempre di corsa e non ci faccio molto caso.
A cosa non rinuncerebbe mai?
Al mio lavoro.
Il suo proposito più ricorrente?
Imparare a dire di no. Sono migliorata, ma ci sto ancora lavorando.
I soldi sono...
Necessari, ma corruttivi.
Di cosa ha paura?
Della violenza, in tutte le sue forme.
Che cosa detesta?
L’indifferenza e l’ignoranza.
Il suo rapporto con la religione.
Complesso. Non sono particolarmente attratta dalle religioni, anche se ho avuto
un’educazione religiosa. Diciamo che mi interessano soprattutto gli esseri umani.
Con chi le piacerebbe uscire a cena?
Beh potessi scegliere... uscirei volentieri a cena con Sean Penn.
Dove vorrebbe vivere?
Al mare, perché ci sono nata. Però l’estate la passerei altrove. Non amo il caldo delle spiagge, né
la calca dei turisti.
Che cosa non manca mai nel suo frigorifero?
Il cioccolato e una bottiglia di buon vino, anche se non stanno in frigorifero.
Se fosse sindaco come migliorerebbe la sua città?
Non saprei. Forse farei ristrutturare l’unico teatrino che c’è a Cuveglio, la Sala Berti, e lavorerei a
proposte culturali e artistiche «alte». Di occasioni ricreative credo ce ne siano a sufficienza.
Il suo libro/film/disco preferito?
Beh libri molti. Da bambina ho letto più volte Piccole donne, Jo è stata il mio modello. Poi a
quattordici anni, tutti i libri di Dostoevskij, presi in prestito dalla biblioteca delle suore e a
diciassette Sartre, Simone de Beauvoir... Oggi leggo soprattutto saggistica, per lavoro. Per quanto
riguarda il cinema, tutti i film di Haneke ma anche Truffaut. La musica la ascolto poco, ma mi
piace il blues.
Cosa la rende felice?
Partire, viaggiare, anche solo per vedere uno spettacolo. Buttarmi in una nuova avventura.
Lavorare con i bambini. Perché fanno tutto con passione e ridono molto. Mi rende felice anche
camminare il mattino, quando tutti dormono.
L’ultimo pensiero del giorno.
Sarà rientrato mio figlio?

