Acqua in bocca
regia di Paola Manfredi
drammaturgia Loredana Troschel
con Giorgio Branca e Laura Montanari
E se l’acqua fosse davvero quasi estinta? E se il nostro mondo fosse sotto
un’organizzazione dittatoriale che gestisce le risorse idriche? E se in discoteca si
potesse ballare solo a brevi intervalli per non disperdere liquidi preziosi sotto forma
di sudore? E se il desiderio bruciante di acqua cogliesse ognuno di noi sempre, in
ogni istante, senza possibilità di metterlo a tacere? E se la milizia controllasse
questo desiderio impedendo anche solo di pronunciare la parola “acqua”?
Kzhytzchyo abita su Gluglu, un pianetino ameno che orbita intorno ad una stella
della costellazione dell’Acquario. Gli abitanti di Gluglu sono dei gran bevitori di
acqua e dei grandi viaggiatori galattici, sempre in giro a degustare le migliori acque
dell’Universo. È proprio questa passione a portare il protagonista sul nostro
pianeta, con l’intento di fare una bella scorta dell’acqua migliore dell’Universo noto.
Ma il pianeta “più acqua che Terra” che Kzhytzchyo si aspetta di trovare esiste solo
nel passato: siamo nel 2090, l’acqua è strettamente razionata ed è proibito anche
solo nominarla, come spiegherà Bice, la protagonista terrestre della storia in cui
Kzhytzchyo si imbatte appena arrivato. I due maldestri personaggi s’incontrano, o
sarebbe meglio dire si scontrano, e da questo incontro nascono situazioni
improbabili, esilaranti, assurde, che li portano però a conoscersi, a diventare amici,
a riflettere e a cercare una soluzione “...perché potersi fare una gran bevuta di un
bel bicchierone d’acqua, è una di quelle meravigliose esperienze per le quali la
speranza non può mai morire…"
Favola fantascientifica a sfondo ecologista, Acqua in bocca aiuta a vedere l’acqua
come un bene e come una risorsa limitata; per questo lo spettacolo si presta ad
essere inserito in un percorso educativo sul tema delle risorse e dell’ambiente. Le
soluzioni estreme, i paradossi che vengono adottati per illustrare gli effetti della
carenza d’acqua, vogliono presentare al giovane pubblico il problema con un
approccio che, pur non tradendone l’urgenza, lo porga in modo leggero e delicato.

